Insights
21 gennaio 2025
Insights
Si dice che le persone utilizzino il loro cervello mediamente solo al 10% delle sue possibilità. Questo è sicuramente vero per chi opera nel l’IT aziendale. Nella maggior parte delle organizzazioni il lavoro degli addetti all’IT è dedicato quasi esclusivamente a interventi di routine; troppo spesso si riscontra una grande distanza fra le potenzialità degli addetti e la ripetitività delle mansioni richieste. Questo comporta insoddisfazione, alto turnover, atteggiamenti poco propositivi e spesso invidia verso i colleghi che 'fanno lavoro meno ingrati'.
La cultura del possesso dell’hardware – e quindi della manutenzione, della crescita graduale, dei vincoli – rappresenta un peso sempre meno tollerabile nell’agire aziendale: trasforma le risorse IT in ‘sacerdoti’ (senza fede) del tempio informatico, le allontana dal cliente interno ed esterno, ne fa degli elementi di rallentamento e di conservazione.
Tutto questo è vero, in modo diverso, anche per chi è al vertice dell’IT aziendale. Certo: i contenuti del lavoro cambiano: di rado si ha tempo di scrivere codice o fare system integration. Ma la ‘pesantezza’ della legacy software e hardware costringe sempre a cercare compromessi fra quanto sarebbe auspicabile e quanto è possibile fare.
Nella situazione di partenza l’azienda produce delle richieste, l’IT le traduce in codice e lo mette in produzione attraverso l’hardware. La disponibilità di infrastrutture esistenti (centri dati, capacità logiche e di calcolo, capacità di rete) è limitata in termini quantitativi e qualitativi. Un bisogno nuovo richiederà assai probabilmente risorse diverse. Occorrerà quindi trovare una mediazione fra le infrastrutture e il progetto o attenere che le prime si evolvano per rispondere alle esigenze del progetto.
Chi intraprende il Cloud Journey vive invece una esperienza diversa. In un ambiente Cloud completamente virtualizzato sono le applicazioni e dettare le regole e le infrastrutture a ubbidire, non viceversa. Tutto diventa, almeno in linea teorica, possibile.
Questa evoluzione porta vantaggi a tutti ma in modo particolare al CIO: spostate a valle le complessità legate all’hardware e alla rete, il processo diviene più trasparente e questo permette a tutte le persone coinvolte di 'visualizzarlo' senza bisogno dell'intermediazione dei 'camici bianchi' che conoscono i segreti dei data center.
Si può mettere in pratica così il concetto di DevOps - contrazione di ‘development’, (sviluppo), e ‘operations’, qui nel senso di ‘messa in produzione’ -, una metodologia di sviluppo del software nel quale le persone IT collaborano al disegno del progetto fin dal primo momento. Possono farlo perché nelle loro conoscenze non vi è nulla che non possa essere condiviso e messo a disposizione delle altre funzioni aziendali. Un progetto che nasce in questo modo sarà svolto in maniera più veloce, sarà coerente con le tecnologie esistenti e sarà possibile valutarne i costi in modo corretto fin dal primo momento.