Insights
07 agosto 2024
Insights
“Ok, mi hanno convinto: passo al cloud.” Quante volte lo sentiamo dire ogni giorno dagli sviluppatori freelance o dalle piccole software house, sempre più pressati dalle richieste dei clienti e dalla concorrenza e praticamente costretti ad affrontare il mondo dell’Everything as a service: ogni cosa come servizio. Tutto facilmente parametrizzabile, dal numero dei core di CPU necessari per affrontare un determinato carico elaborativo, alla quantità di spazio di storage virtualizzato, fino alla banda in uscita che la Web app deve poter assicurare - senza il minimo intoppo - ai suoi utenti finali.
Un momento... Abbiamo detto “tutto facilmente parametrizzabile”? Siamo proprio sicuri? Ormai lo sanno più o meno tutti che cloud computing può significare software, applicazione, as a service; oppure infrastruttura as a service; o ancora piattaforma (di sviluppo, erogazione delle applicazioni) as a service. A grandi linee si sa anche che al mondo del cloud si può accedere in una modalità “pubblica”, passando per operatori come Microsoft Azure che mettono a disposizione tutto il necessario. Oppure, magari in un momento successivo, si può percorrere la strada del fai-da-te, trasformando le proprie infrastrutture fisiche in base alle regole del cloud.
Per questo ci sono soluzioni rappresentate perlopiù da grandi progetti commerciali (come lo stesso Microsoft Azure) o open source, che in pratica spingono all’estremo i principi della virtualizzazione dell’hardware e trasformano il data center aziendale - non necessariamente poderoso, anche un piccolo data center può essere cloudizzato - in una nuvola “privata”, dove un’operazione come la “configurazione di un server” si traduce nell’applicare una serie di spunte a una tabella di caratteristiche della propria macchina virtuale.
La tappa finale di questo percorso, dicono gli esperti in materia, è un modello “ibrido”, dove i dati possono risiedere in infrastrutture cloud multiple, oppure on premise, purché resti intatto il diretto controllo dell’organizzazione che usa quella infrastruttura. E in questo scenario il ruolo del sistemista o dell’IT manager riguarda più la corretta orchestrazione di tutte le componenti “as a service”, che non la configurazione e la manutenzione dei server o la gestione della rete o delle singole applicazioni.
È molto probabile che col tempo arriveremo davvero a uno scenario del genere, ma al momento esiste in Svizzera e in Europa un intero universo di professionisti e piccole aziende del software che pur osservando il fenomeno cloud con interesse e forte propensione alla sperimentazione, esita a muovere il primo passo per tutta una serie di motivi molto fondati.
Come approntare un minimo bagaglio di competenze? Come, e soprattutto con quali risorse finanziarie e umane dar vita a una fase di scelta e sperimentazione? Come organizzarsi per poter ristrutturare la casa continuando ad abitarci dentro, continuando cioè a offrire ai propri clienti un servizio impeccabile senza dover appendere fuori il cartello “stiamo passando al cloud, tornate fra tre mesi”. Come fare in modo che il nuovo modello sia robusto e continuativo?
Per fortuna una soluzione praticabile e a prova di futuro c’è, consiste nell’affrontare il problema cloud come diversi anni fa tutti abbiamo affrontato e risolto il problema della connessione a Internet senza doversi svenare per imparare nuove cose e riuscendo invece a concentrarsi sullo sulla comprensione dei propri clienti, sullo sviluppo e sul marketing.
L’evoluzione delle soluzioni architetturali del cloud, dei motori di virtualizzazione e dello stesso hardware ha permesso lo sviluppo di un mercato dell’hosting di nuova generazione, dove operatori come Tinext MCS mettono a disposizione dei clienti, insieme alle proprie competenze, tutte le risorse di data center gestiti. Vere e proprie fabbriche di nuvole che affiancano i professionisti del software nell’intero ciclo di realizzazione di una strategia cloud.
Non importa se questa è mirata a semplificare lo sviluppo di uno specifico progetto software, o piuttosto focalizzata sull’erogazione di complessi servizi Web attraverso risorse cloud private ma implementate in modalità “managed”, gestita direttamente nel data center Tinext, con le risorse di Tinext.
Oltre che sull’insieme di competenze e certificazioni del suo staff, Tinext può contare su un formidabile ecosistema di alleanze con i maggiori protagonisti tecnologici del cloud computing, VMware per la virtualizzazione, Veeam per i servizi di Backup e Disaster Recovery, HPE, Fortinet, Microsoft, e certificazioni in ambito Linux per garantire una trasformazione rapida, efficace e soprattutto sicura alle aziende che vogliono proiettare la grande tradizione artigianale del software Windows e Linux verso le frontiere delle Web apps e dei microservizi. Con la forza dell’automazione che abbatte lentezze e complessità.