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Le tappe del cloud journey

Jeremy Rifkin lo aveva già previsto da tempo: dalla cultura del possesso stiamo entrando nell’‘era dell’accesso’. Le opportunità offerte dal cloud nelle sue diverse declinazioni, dall'Infrastructure al Software as a Service regalano efficienza e flessibilità all’azienda permettendole di concentrare le proprie risorse IT sul valore aggiunto generato al cliente esterno o interno.

La prima tappa del cloud journey

Molti di voi hanno già iniziato questo viaggio, il cloud journey, nel quale l’organizzazione ridefinisce via via il modo in cui utilizza la sua IT per creare valore. Probabilmente avete già adottato o valutato una di queste opportunità:
 

  • cloud storage, back up e disaster recovery su infrastrutture esterne protette da procedure di crittografia e di sicurezza all’avanguardia;
  • accesso alle applicazioni in modalità as-a-service (SaaS);
  • server e storage virtualization nelle risorse hardware all’interno del perimetro aziendale. (‘Macchine’ e dati rimangono in azienda ma sono gestite in modo più efficiente).

Seconda tappa: esternalizzare le risorse hardware

Il secondo passo del cloud journey è l’esternalizzazione del parco macchine dell’azienda, oppure – per iniziare – delle macchine utilizzate per un nuovo progetto. Le infrastrutture sono affittate come servizio, sia per risparmiare, sia per velocizzare il time-to-market di un nuovo progetto.

Azzerando i costi iniziali dell’hardware si velocizza l'iter di approvazione e si evita il provisioning: l'hardware necessario non va valutato, selezionato, acquistato, trasportato, montato e testato.  La sicurezza è massima e i costi sono legati all’utilizzo (e quindi al valore generato). Come ben sapete bastano pochi secondi per installare una Virtual machine su un nuovo server o per acquisire le risorse di rete (router, banda) necessarie per testare prima e mettere in produzione poi il progetto.

Obiettivo: SDx

Il terzo livello o meglio la méta del cloud journey è il ‘Software-defined everything’ (SDx). In una software defined infrastructure i programmi definiscono le loro esigenze e fanno il loro provisioning, acquisendo su cloud di volta in volta le risorse di cui hanno bisogno e creando gli strumenti software (macchine virtuali o container) necessari. In questa informatica iperconvergente si sommano gli effetti di due trend: l’esternalizzazione su cloud delle infrastrutture di calcolo, di storage e di rete e la separazione del software applicativo dal suo substrato computazionale fisico.

In un’architettura completamente virtualizzata i progetti divengono automaticamente realtà. Basta preconfigurare un server virtuale, letteralmente descrivendone le specifiche e inserirvi l'applicazione nuova. Il software di infrastruttura virtuale la assocerà alle risorse fisiche più adatte disponibili nella rete e configurerà automaticamente la dimensione e l’articolazione ideale della rete. In questo modo l’azienda avrà la flessibilità necessaria per adeguarsi con estrema tempestività alle mutevoli condizioni del mercato o per aprire, con altrettanta agilità, orizzonti di business del tutto nuovi.

Certo, questo obiettivo è ancora piuttosto lontano, ma ogni lungo viaggio comincia con un primo passo.

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